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La democrazia contemporanea, sia come forma di governo, sia come teoria del potere e concezione politica (e sociale), ha le sue origini nell'età moderna, quando si prepara l'incontro delle grandi tradizioni politiche dell'antichità, quella democratica ellenica e quella repubblicana romana. I suoi presupposti si trovano nella teoria del governo misto - da Machiavelli a Montesquieu ad Altusio, da Locke ad Hamilton fino a Hume -, nel giusnaturalismo e nel contrattualismo. Le sue radici affondano nei dibattiti e nei movimenti popolari che, dalla guerra dei contadini all'epoca dello scisma luterano, giungono, attraverso la guerra civile puritana inglese del secolo successivo, fino alla Rivoluzione Americana e Francese. I suoi sviluppi dottrinali trovano suggestioni ed espressioni molteplici che, per un verso, dalla Seconda Scolastica arrivano a maturazione nella ottocentesca democrazia di ispirazione cristiana (preannunciata a partire dalla Francia), per l'altro, passano attraverso l'idealismo tedesco e le correnti del socialismo soprattutto inglese e francese e investono in pieno i principali indirizzi del Risorgimento italiano - da Mazzini a Cattaneo e Ferrari, ma anche a Pisacane, da Ventura all'ultimo Gioberti, ma anche al costituzionalismo di Rosmini - e, infine, si compiono nella battaglia per i diritti di cittadinanza femminile.